Compliance Normativa di Settore

La nostra compliance per la misurazione dell’impatto dell’attività del Gruppo sull’ambiente, integra diversi quadri di riferimento: Global Reporting Initiative (GRI), Sustainability Accounting Standards Board (SASB) e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs). Tali parametri sono a loro volta parte integrante della nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) per la rendicontazione di sostenibilità. Si tratta di standard internazionali universalmente riconosciuti che ci permettono di identificare e quantificare gli impatti della nostra attività sull’ambiente, sulle persone e sulla società, in maniera chiara, univoca, uniforme e comparabile. Essi pongono altresì obiettivi di sostenibilità ai quali tutti i soggetti, imprese e Stati, devono tendere, al fine di ridurre la propria impronta sul mondo.

CSRD
Corporate Sustainability Reporting Directive

Nell’ambito del Green Deal europeo si colloca l’approvazione e la pubblicazione, avvenuta il 16 dicembre 2022 sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, della Direttiva n. 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD). La CSRD va così a modificare la Direttiva 2013/34/UE sull’obbligo per le imprese di grandi dimensioni, di comunicare informazioni di carattere non finanziario. La Direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese (CSRD) è una nuova legge dell’UE che prevede requisiti più severi per la redazione dei rapporti di sostenibilità delle aziende. Questa modifica la direttiva NFRD sulla divulgazione di informazioni non finanziarie e punta ad aumentare la trasparenza e la confrontabilità delle informazioni sulle prestazioni ambientali, sociali e di governance (ESG) delle aziende. La CSRD si fonda sugli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), elaborati da EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group), vale a dire standard che definiscono quali informazioni devono essere menzionate nel report e le modalità di rendicontazione.

GRI
Global Reporting Initiative

La Global Reporting Initiative (GRl) è stata presentata a un pubblico più ampio durante il vertice mondiale per lo Sviluppo sostenibile del 2000. Si tratta di parametri di rendicontazione della sostenibilità, che permettono alle organizzazioni non solo di misurare in maniera univoca, uniforme e comparabile il loro impatto sotto il profilo ambientale, sociale ed economico, rendendolo pubblico in un formato comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Fornendo un linguaggio universale per il reporting di sostenibilità, aiuta le aziende a confrontare i loro progressi e a comunicare i loro sforzi in modo efficace. Gli standard GRI sono costituiti dagli standard universali (GRI serie 1, 2 e 3) e da tre standard specifici per l’ambito economico, ambientale e sociale (GRI serie 200, 300 e 400), cui si sono aggiunti gli standard di settore.

SASB Sustainability Accounting Standards Board

L’uso da parte di SASB del termine “sostenibilità” si riferisce alle attività aziendali che mantengono o migliorano la capacità dell’azienda di creare valore a lungo termine. Insieme al GRI, SASB è uno dei quadri più importanti per il reporting di sostenibilità: lo standard SASB identifica le questioni ambientali, sociali e di governance più rilevanti per le prestazioni finanziarie in 77 settori. Investitori in tutto il mondo, oggi, riconoscono questi modelli come una componente fondamentale della divulgazione ESG di una società. L’approccio SASB identifica cinque aree (ambiente, capitale sociale, capitale umano, modello di business e innovazione, leadership & governance) e le declina per rilevanza in 77 sottosettori in base a 26 variabili (le materialità). Il punto di partenza per la rendicontazione è una lista di “materialità” che serve ad individuare ed evidenziare gli ambiti di azione su cui l’azienda si sta concentrando.

SDGS Sustainable Development Goals

Il 25 settembre 2015, i governi di 193 Paesi membri dell’ONU hanno firmato l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile: un programma d’azione approvato dall’Assemblea Generale dell’ONU, che include 17 specifici Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto che prevede un totale di 169 target o traguardi. I 17 goal impegnano governi e nazioni ma anche ogni singola impresa. I principi ESG illustrano ciò che le imprese devono fare.

CBAM Carbon Border Adjustment Mechanism

Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), noto come Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere, è un regolamento dell'Unione Europea, in vigore da ottobre 2023, che ha introdotto un nuovo tributo ambientale. L'obiettivo è quello di garantire che gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra in ambito Ue non siano contrastati da un contestuale aumento delle emissioni al di fuori dei suoi confini per le merci prodotte nei Paesi extra UE che vengono importate nell’Unione Europea, prevenendo così il "carbon leakage" ossia la delocalizzazione delle imprese per eludere le norme sulle emissioni. Il CBAM fa parte del pacchetto "Fit for 55" e nella sua fase “transitoria” si applica a un numero ristretto di merci la cui produzione è caratterizzata da un’alta intensità di carbonio: cemento, prodotti siderurgici, alluminio, fertilizzanti, energia elettrica e idrogeno.  Funziona attraverso un sistema di certificati: gli importatori devono acquistare certificati CBAM in base alle emissioni di carbonio associate ai prodotti che importano da paesi extra UE. Il CBAM è un passo importante dell'UE per promuovere pratiche sostenibili e prevenire che la produzione venga esternalizzata verso paesi con normative meno stringenti, assicurando una transizione equa verso un'economia a basse emissioni di carbonio.